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Abitata fin dai tempi preistorici fu certamente
un florido centro della civiltà sannita.
Fondata secondo la leggenda da Diomede, reduce
dalla guerra di Troia, con il nome di M alies, la
città divenne la Maloenton dei Sanniti, poi in
epoca romana Maleventum, ma la vittoria
riportata, sotto le sue mura, dalle Legioni
Romane, sull’esercito di Pirro suggerì di
mutarne il nome in Beneventum, a perenne ricordo
del lieto evento.
Entrava così nell’orbita di Roma che provvedeva
nel corso dei secoli ad arricchirla ed
abbellirla di importanti edifici pubblici, dei
quali restano tracce cospicue, e dei monumentali
Arco di Traiano e Teatro Romano.
La caduta dell’Impero Romano segna anche un
periodo di decadenza per l a città che tuttavia
assurge a nuova fortuna sotto la dominazione dei
Longobardi; questi, ben comprendendo il valore strategico della sua posizione geografica, vi si
insidiarono e ne fecero la capitale prima di un
ducato e poi nell’VIII secolo con Arechi, di un
principato esteso a quasi tutta l’ Italia
Meridionale.
La città, di questo periodo, conserva, quasi
intatta, tutta la cinta muraria, buona parte
dell’impianto urbanistico, tracce di altri
edifici, come la Cripta del Duomo, la Chiesa di S.Ilario a Port’Aurea e la splendida Chiesa di
S. Sofia, inaugurata nel 762.
Alla fine dell’ XI secolo, con la morte di
Landolfo VI, ultimo principe longobardo,
Benevento passa alla Chiesa, il cui dominio,
protrattosi per lunghi otto secoli, dura fino al
1860.
Non fu tuttavia un possesso tranquillo: troppi
sguardi cupidi si appuntavano sulla città che,
nel giro di pochi anni, divenne possedimento di
Federico
II e di Manfredi il quale trovò la
morte, il 26 febbraio 1266, combattendo Carlo d’Angiò.
E poi ancora di Ladislao,
di Giovanna II, di
Alfonso d’Aragona, di Ferrante I, di Carlo V, di
Ferdinando IV di Borbone.
Qualche volta fu anche ceduta in feudo: Callisto
III la donò al nipote Pietro Ludovigo Borgia;
Alessandro VI Borgia nel 1497 nomina Duca di
Benevento suo figlio Giovanni.
Certo è che guerre ed assedi non giovarono alla
città che perse l’antica floridezza dei periodi
romano e longobardo.
Se a tanto si aggiungono i gravi disagi dovuti
alle lotte interne tra i partiti della Fragola e
quello del Castello conclusesi nel 1530 con un
trattato di pace, e poi le pestilenze, le
carestie, i terremoti di cui fu vittima, ci si
rende conto di quante sventure e rovine la città
abbia dovuto sopportare il peso nel corso dei
secoli.
Eppure ammirando quanto di prezioso ancora essa
conserva vien da chiedersi che cosa dovesse
essere la città prima del 1688.
Di questo periodo abbiamo il Duomo del XIII
secolo, con la bellissima facciata romanica
miracolosamente illesa dai bombardamenti nel
1943 e le Porte di Bronzo e la Rocca dei
Rettori, sorta nel 1321 su resti di epoca
romana, a pianta poligonale con annesso edificio
a corte del sec. XVIII.
Dopo essere stata sede prima dei Rettori
Pontifici e poi della Delegazione Apostolica,
ospita attualmente la sezione risorgimentale del
Museo del Sannio.
Distrutta dai terremoti del 5 giugno 1688 e del
14 marzo 1702 la città fu ricostruita quasi
totalmente dal Cardinale Vincenzo M. Orsini, poi
Papa Benedetto XIII, ed arricchita con bei
edifici barocchi sia civili che religiosi; nel
1806, occupata dalle truppe francesi di
Napoleone fu da questi data in feudo, col titolo
di Principato, a Carlo Maurizio de
Talleyrand-Périgord, suo Ministro degli Esteri.
Ritornata, col Trattato di Vienna, al dominio
pontificio, vi rimane fine al 3 settembre 1860
per entrare il 25 ottobre, dichiarato decaduto
il governo Pontificio, nel nuovo Stato Italiano
come capoluogo del Sannio.
Una nota dei nostri giorni: nell’ultima guerra
ha meritato la medaglia d’oro al valor civile
per l’eroico comportamento della popolazione
durante i bombardamenti del 1943. |