Su
queste pagine sono
pubblicati gratuitamente
racconti, articoli e poesie
spediti per email dai
visitatori.
INVIA
LA TUA
POESIA
Ponte,
paese mio che
dall’altura
sorvegli
e domini tutta la
pianura,
e
tra i fiumi del
Calore e della
Lente
che
ti coronano e ti
rendono
splendente,
tu
dai più sogni e
più fantasia
a
chi ti guarda
dalla ferrovia.
Sì,
è vero, non sei
mai stato
decantato
dai
tuoi cari figli
del passato,
però
sol perché non ci
han pensato
ma
il lor desio era
sconfinato.
Tutti
in te nutrivano un
affetto
di
dolce amore a un
padre prediletto
e
sempre vivo eri
nel loro cuore
come
un sogno di dolce
primo amore.
Ma
chi già più non
ti poteva guardare
perché
lontano stava a
lavorare,
nel
suo pensiero tu
eri a lui vicino
in
tutti i giorni del
faticoso cammino
e
più conforto gli
mettevi allora
quando
al pensiero di
ritrovarti ancora,
tu,
più ardente, come
un lumicino
gli
rinnovavi i
ricordi di
bambino.
Ah!
Quei cari compagni
sempre
intraprendenti
su
quella piazza e
nei vichi oscuri,
quanti
ricordi di gioiosi
intenti,
quanta
passione di giocar
fra i muri.
E
in quella Chiesa
che ci vide
crescere
con
quei bei riti che
ci faceva
conoscere,
quanto
desio di
consacrare a Dio
un
sol sorriso di un
amore pio.
E
in quelle feste
tanto desiderate
che
più ci univan e
ci tenevan
contenti
per
quei semplici
giochi, anche
sconsiderati,
con
pochi soldi,
oppure senza
niente.
E
quel via vai fino
alla Guarana
che
incominciava dal
primo del mattino,
chi con l’asino
e chi col suo
vicino
s’intonava
col primo suono di
campana.
E
poi la sera,
all’ora del
tramonto,
quando
ritornavan dalla
fatica,
tutti
in fila facevan un
racconto
su
quella strada
della fontana
antica.
E
in quelle sere
piene di calore,
quando
a gruppi, di casa,
uscivam festosi
per
ritrovarci su
quella piazza
ansiosi
per
festeggiarci e per
trovar ristoro.
E
poi uniti insieme
agli anziani
che
a un bicchier di
vino facevan
festa,
al
lor brindar dei
tempi assai
lontani
ci
davan sfogo con le
loro gesta.
Vi
ricordate zio
Michele, zio
Raffaele, zio
Pellegrino
e
tanti altri che
vorrei vicino
perché
se ogn’un
facessi
risuscitare
di
tante risate vi
farei crepare.
Ma,
ormai non c’è
più tutta questa
gente
e
non c’è più
quell’amor
possente
che
ti dava impronta,
o car Paese mio,
di
una festa di
sorridente oblio.
Ed
ora a te io dico:
stai contento
e
non aver alcun
risentimento
perché
chi ti vuol bene e
t’ama tanto
vuol
essere protetto
dal tuo manto,
anzi
ti dico che il tuo
vegliar è ardore
di
pace, di gloria e
di splendore,
perciò
il tuo sguardo ci
consola tanto
perché
ci tieni uniti a
quelli del
camposanto.
Pietro
Palumbo
|
I filari
Con le ossa
spolpate
Riposano
Ammanettati a pali
Mani arrossate
Tagliano il gelo
Lungo argini
L’eco
dell’abbaiare dei
cani
-legati ai pioppi-
sul limitare
dell’aia
s’accanisce sui
ricordi
Un bimbo nascerà
Forse
Un bimbo
Troverà mai un bue
e l’asinello
Nel suo primo
vagito ?
Campanule
raccoglierò
in questa notte di
cielo pulito
e pallida Luna
E cercherò il
conforto di un Dio
amico
nei sentieri
dell’ anima .
Ripenserò ai tuoi
occhi ,
ai tuoi capelli,
al pelago in
tempesta del tuo
umore
Poi
la nebbia
Poi
avvolgerà la mia
solitudine
Caliginoso
Il desiderio
taglierà l’aria
ed avrà il colore
dei sogni
e di sopite
speranze
I pianti per
castighi non
compresi
svaniranno se mi
dirai di si
michele
marra
email
mic.marra@libero.it
|
|
Non
aspettare che la
vita passi…
mentre tu guardi
dalla finestra
una
coppia
d’innamorati
che
passeggia
felicemente….
Non
aspettare di
essere sempre il
migliore,
quando intorno a
noi il nostro
prossimo
ha
sempre da
insegnare…
Non
aspettare di
vivere
intensamente
con
tutti i sensi
dell’anima…
è
bello sapere di
farlo adesso…
Non
aspettare di
rispondere al
sorriso di un
bambino…
perché la tua
risposta sarà
parte della sua
vita…
Non
aspettare di dire
no alla guerra…
perché la tua voce
è un’eco
nell’universo…
che
tutti possono
sentire anche
quando parli
piano…
Non
aspettare di
aiutare …
non
importa chi…
non
importa in che
modo e neanche
dove e quando…
Non
aspettare ad
aiutare a chi ti
chiede la mano…
Non
aspettare a
ringraziare a chi
ti porge la mano…
Non
aspettare che il
tuo specchio
uccida te stesso…
quel che cerchi è
già dentro di te…
con
i tuoi sogni nel
cassetto…
Non
aspettare di
essere quello che
senti di voler
essere…
Non
aspettare le
persone che amano
la vita
consumistica
prima o poi si
consumano
anch’esse come il
tuo specchio…
e
allora adesso
ascolta
attentamente…
Non
aspettare di amare
tutto ciò che
merita di essere
amato…
Non
aspettare di
sorridere a tutto
ciò che merita un
sorriso…
Non
aspettare
soprattutto la
morte che bussi
alla tua porta…
E
che magari ti
trova pure
impreparato…
Vivi la tua vita
come una storia a
lieto fine…
per
quanto dura sia
cercane i lati
positivi,,,
perché la nostra
vita è un poliedro
con milioni di
facce…
spetta a noi
trovare le
migliori…
Non
aspettare di
seminare amore con
le parole…
Vedrai che quando
la morte busserà
avrai terminato
solo una pagina
del tuo libro che
continuerà…
senza essere
stampato resterà
nel cuore di tutti
quelli che ti
hanno incontrato…
Maurizio
Spaccasassi
|
|
| Titolo
Autore
Velo Silvana
Pagella
|
Velo, non
nascondere
i miei movimenti
aritmici,
il mio linguaggio
inarticolato,
il mio fievole
udito
e neppure il mio
carattere
permaloso e
deciso,
lascia spazio a
tutto ciò
che la vita mi
riserva.
Velo, levati
dalle mie iridi!
Non amo gli
inganni; lo sai!
Mostrami la realtà
sincera:
la vita, così,
com’è!
Silvana Pagella
Nell’afosa
aria estiva
errava muta
la voce d’una vita
che non era mai
fiorita!
Quella voce
dispersa
e disabilitata
cercava
disperatamente
la luce
dell’Universo,
del sole
e dello spazio
immenso
e desiderava
recitare una
preghiera
per implorare
ogni stella
innamorata
di far fiorire
il cuore
d’un’altra vita.
Silvana Pagella
Pezzo
per pezzo
raccolgo i
frammenti,
li giro, li
rigiro,
li unisco e li
aggiusto.
Ma sono sempre
quelli:
ricordi, paure,
le grandi emozioni
che mi tornano in
mente
qual fossero doni.
…Pian piano
rivedo,
correndo nel tempo
che tutto si cuce,
s’aggiusta
vivendo.
Ed allora mi
accorgo,
con occhi stupiti,
d’aver incollato
tutta la mia vita.
Silvana
Pagella
Volevi essere
bionda,
ma né tua madre,
né tuo padre
provenivano
dall’est.
Volevi avere
la fronte più
ampia
di quella che
avevi,
ma questo tuo
desiderio
era impossibile
che s’avverasse.
Volevi avere
gli occhi
a mandorla,
ma i tuoi
genitori
non erano
cinesi.
Volevi avere
il naso
all’insù,
ma la tua
discendenza
non era
francese,
e, di
conseguenza
la tua Legge
Naturale
violasti.
Volevi avere
le labbra
grande,
ma nel tuo
sangue
non c’era alcuna
traccia
orientale.
Detestavi
il tuo mento,
ma era la tua
natura
che te l’ho
aveva donato.
Desideravi
avere
il lungo collo
di “ Sissi.”
Ma il tuo collo
valeva
mille volte di
più.
Volevi avere
la carnagione
scura,
ma la tua razza
non era
spagnola.
Volevi essere
d’una statura
più elevata,
ma eri già alta
e snella!
Potevi essere
felice.
Eri una
bellissima
ragazza,
senza saperlo,
e colma di
complessi.
E tutta
la tua
intelligenza
l’hai
utilizzata?
Non hai mai
inteso
che per i tuoi
genitori
eri la creatura
più splendida
dell’Universo.
Non hai mai
compreso
che per la tua
gemella,
gravemente
spastica,
quanto sarebbe
stato grande
il tuo amore.
Non ho ancora
capito
come ti volevi.
Ricordo
che volevi
avere
gli occhi a
mandorla!
Silvana
Pagella
In cielo
c’è la prima
luna del
mese.
È una
splendida
serata
di stelle e di
frescura.
Tutto riposa
e vive.
La notte
trascorre
uguale
per me e per
gli altri.
Questo
è un momento
silente.
Il sogno di
tutti
è rivivere in
Cielo.
Silvana
Pagella
Le ferite
Qualche volta
capita
che mi perda
fra i meandri dei
miei pensieri.
Se avessi un po’
di colore
dipingerei il
cielo dentro di me
se avessi un po’
di fuoco
accenderei il sole
in fondo al mio
cuore
ed aspetterei che
il tempo
sciolga questa
ghiaccio
d’inquietudine.
Se arrivasse anche
il vento
forse spazzerei
via
questa tempesta
di malinconia
fuori di me.
Da troppo tempo
gocce fredde e
salate
cadono lente
sulle mie ferite.
Le urla nel
silenzio
si frantumano come
cristalli
in attesa di
evadere
dalla loro
prigione.
Vola ora alto il
mio grido
quasi a non
sentirlo più
ora che sulle mie
ferite
non ho nessun
dolore.
Campi di
grano
nei papaveri
mentre nel mietere
l’odore ci avvolge
dai nostri giochi
stranieri al
lavoro
Sbiaditi ricordi
nelle osteggiate
salite
e sudati sorrisi
mentre grida di
gioia
si levano
come allora
Riecheggiano
fra le valli della
mente
il cinguettare dei
passeri
e fluttuanti
danzano
accarezzati dal
vento
gli alberi
adornati
di frutti nuovi
e colorati di
sapori
al mio palato
per ritrovarli
ancora adesso vivi
fra i miei
pensieri.
E di mio padre
era la mano forte
che mi sosteneva
con la sua forza
sul mio sentiero
fino a portarmi
dove lui
ha lasciato le
impronte
per me
sulla terra nuova
Apriti cielo!
accogli in
paradiso
questo angelo
che dall’altra
parte del buio
una stanza accesa
d’amore
sta aspettando.
Non lasciatemi
solo
a camminare
sull’orlo del
precipizio
ho paura del buio.
Assorto nei miei
pensieri
lascio cadere il
mio tormento
e della mia vita
non ho mai perso
nulla…
nella mia anima
vive ogni
limpido ricordo di
persona amata
E come in uno
specchio
sbiaditi ricordi
ho campi di grano
nei papaveri
ogni volta che
voglio.
![]() |
|
Titolo
Autore
Semi
Maurizio
Lauriani |
Semi
d’amore
e di odio
sparsi nel vento
cadono e poi
crescono
altri distruggono…
I nostri pensieri
sono quel vento
che trasporta
seminando in tutto
il mondo
quello che siamo.
|
|
|
|