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Via Latina
La Via
Latina, una delle più antiche strade romane, in origine era una
strada militare preesistente di settantacinque anni all’Appia.
Il
percorso della strada, che più tardi fu chiamata Via Latina,
coincideva, da Anagni in poi verso sud in Campania, con la pista
preistorica la quale sboccava nella via Prenestina che veniva da
nord e, come questa, conduceva a Venafro.
Qui si
diramava.
Mentre
un percorso apriva l’accesso ad oriente verso l’interno della
penisola, un altro – quello principale – proseguiva verso sud per
diramarsi un’altra volta a Teano: per la Valle del Volturno, la
pista preistorica conduceva a sud di Benevento, per Cales e Capua,
in Campania.
Il nome
di Via Latina non è analogo a quello delle altre strade, perché
non indica né il costruttore, né una località terminale.
Punto
terminale della strada era il luogo di culto nel quale venivano
celebrate le feriae Latinae e dove si offriva un sacrificio
detto Latiaris.
Il punto
terminale della Via Latina era, dunque, il mons Albanus; le
feriae Latinae dell’anno 451 a.C. le controllavano i
Romani.
Il nome
di Via Latina, perciò, potrebbe avere – con scarse probabilità –
un fondamento geografico; ma si deve pensare, piuttosto, che sia
derivato dal culto per il quale veniva usata la strada.
La
denominazione della Via Latina come “strada del culto” è
confermata anche dal fatto che Roma al tempo in cui la strada
prese il nome si trovava fuori del Lazio, oppure non si
identificava con il Lazio.
Durante
la guerra degli Equi, nel V sec. a.C., la Via Latina permise di
arrivare direttamente all’Algido.
E’ anche
molto probabile che dopo la vittoria sugli Equi, la strada abbia
avuto una continuazione, oltre il passo dell’Algido, nella valle
del Sacco.
Non è
possibile sapere quando il nome che originariamente era valido
solo per il percorso sino alle alture di Albano, fu esteso al
tratto successivo sino ad Interamna.
Poiché
Cassino, Venafro e Alife diventarono prefetture romane soltanto
dopo l’anno 272 a.C., non prima di questa data si può pensare ad
un prolungamento della strada come via pubblica, supponendo che
sia rimasta sempre in uso la pista preistorica.
Il lungo
giro della Via Latina per Venafro, il cui percorso, per di più
doveva superare un passo abbastanza difficile, può comprendersi
soltanto se si presuppone un’antica pista umana e l’importanza di Venafro al principio del III sec. a.C.
Questa
città sannitica di confine nella valle del Volturno non solo
assicurò l’accesso a Isernia e Benevento, ma dette a Roma una
posizione chiave immediatamente dopo la sconfitta dei Sanniti.
Che
presto sia stata costruita una strada anche da Teano per Benevento
lo documentano sia l’Itin. Ant. e sia il toponimo attuale Latina a
sud_est di Alliphae (Alife).
D’altra
parte Teano poteva essere raggiunto anche per la Via Appia oppure
per la strada di Claudio e ciò era importante nel caso
dell’interruzione della Via Latina.
Perciò
devono ritenersi ramificazioni della Via Latina tanto la strada da
Venafro per Benevento, quanto quella per Capua.
Il
tracciato della Via Latina nel tratto Telese – Benevento non è
stato individuato con esattezza.
Documenti e reperti farebbero supporre che il tracciato di questa
strada fosse situato sulla desta del fiume Calore mentre alcuni
ritrovamenti indicano la presenza di un antico sentiero anche sul
lato sinistro:
Principali reperti:
l’antico
ponte romano presso il convento di S. Maria della Strada;
l’epigrafe latina murata alla base della facciata dell’omonima
chiesa;
lapidi,
sculture e la scoperta di un sepolcro di epoca romana non distante
dall’antico castello di Limata;
ritrovamenti di epoca sannita e romana nei pressi della stazione
ferroviaria S. Lorenzo;
manufatti, resti di sepolture di epoca sannita e romana lungo il
percorso che va da detta stazione alla Abbazia di Sant’Anastasia
nel territorio del Comune di Ponte;
resti di
fondamenta di una villa di epoca romana nei pressi della Abbazia
di Sant’Anastasia;
lapidi
funerarie rinvenute nei pressi della confluenza del torrente
Alenta nel fiume Calore;
lapidi
funerarie e ulteriori ritrovamenti di epoca romana nella zona di
Torre Palazzo.
Sergio Mottola

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