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“La grande selva di querce”
Il
ricordo di un’antica foresta
attraverso i Toponimi di alcuni
centri storici del Sannio.
Fra gli
elementi naturali che
caratterizzano il territorio dell'
alta valle del Tammaro e che
colgono anche il viaggiatore meno
attento è in particolare la ricca
vegetazione arborea, residuo
storico di una ben più vasta selva
di querce che nei secoli passati
copriva pressappoco un territorio
di circa 150 Kmq.
Questa
famiglia, costituita da un folto
gruppo di piante comunemente
divise e conosciute con i nomi
volgari di Cerro (Quercus
cerris), Farnetto (Quercus
Farnetto), Farnia (Quercus
Pedunculata) Fragno (Quercus
Aegilops), Leccio o Elce (Quercus
Ilex), Rovere (Quercus
Sessilis), Roverella (Quercus
Pubescens), e dalla Sughera (Quercus
Suber), ancora oggi è
ricordata in molti toponimi locali
quali ad esempio: Cerrone
(divenuto poi anche un cognome),
Macchialarga, Macchia Saracena,
Macchia di Circello, Selvafranca,
Selvapiana, Selvulella, nonché
poi, dagli odierni comuni di
Cercepiccola, Cercemaggiore,
Circello e Fragneto Monforte che
un tempo ne furono ampiamente
ricoperti.
Il primo
autore che ne descrisse la vastità
non senza incorrere ad errate
trascrizioni di luoghi e paesi
evidentemente non conosciuti De
Visu fu proprio l' Alberti (XVI
sec.) il quale scrive che da
"......cercello, coffiano & santa
croce, quivi comincia una
grandissima selva, la quale
abbraccia l'apenino da amendue i
lati, talmente che strenge da un
lato ogni cosa insino al fiume
fortore, termine di puglia &
dall'altro trascorre isino al
tamaro, et avenga che sia più
larga di quattro miglia, nondimeno
ella è longa più di venti (come
io, ho' veduto). Invero ella è
molto spaventosa & ombrosa per la
moltitudine delle alte & ramose
querze, che in essa visi
ritrovano. Alla sinestra mano
appresso al tamaro vedesi pietra
pulcina, pavom, pestulono, farneto,
campo lotharo, monastero di
giulietti, marcono, sasso di
honorio, et nell'apennino sepino
città da tolomeo sepinum
nominato........"
Questa
immensa selva è poi ricordata dal
Richetti che nella sua descrizione
di Castelpagano la dice composta
di queceto misto, inabitabile,
demaniale, già schivata dalle
legioni romane difatti si
estendeva con ampie propaggini dai
piedi di Morcone alla Riccia, da
Cerce a Baselice ed oltre sino a
S. Bartolomeo in Galdo, Colle e
Circello.
Smembrata ed
abbattuta fra la fine del XVII e
gli inizi del XX secolo (all'epoca
della strage dei boschi ricordata
dal Meomartini) in concomitanza di
grossi cambiamenti
politico-sociali e soprattutto per
sopperire alla fame di intere
comunità che dalla speculazione
altrui del taglio della legna
ricevevano un lavoro temporaneo ed
un pur minimo introito; sopravvive
ancora oggi nei piccoli e medi
boschi comunali di Riccia,
Baselice, Castelpagano,
Cercemaggiore, Decorata ed altri.
Certamente
oggi questi boschi residui di un
corpo originariamente più vasto,
sono più noti per i fatti legati
al brigantaggio ed alle imprese
della famosa banda Caruso che vi
alloggiò per lungo tempo.
Fra i comuni
beneventani che oltre ai vicini
molisani quali Cercepiccola e
Cercemmaggiore (Cercia maior),
hanno una comune origine
toponomastica ricordiamo
innanzitutto l'odierno Circello
anticamente chiamato Cercello o
Cercellus derivando anch'egli da
Quercus e cercetum.
Ricordiamo
poi che un altro Circello oggi
noto come monte Circeo, nel lazio,
ha una medesima origine
dell'omonimo Sannita; derivando da
Circei o meglio Cercei....da
quercus aggettivo da quercus,
querquetum, quecetum, ...e non
come molti credono dalla figura
mitologica della maga Circe, che
si adattò invece al precedente
Mons Cercei o monte delle querce.
Non a caso
gli stemmi e sigilli comunali più
antichi di Circello raffigurano
una quercia stilizzata poi
sostituita in epoca Murattiana (XIX
sec.) con un KirKos (cerchio,
piccolo tondo) prosperoso di steli
di grano sorretta da una figura
alata.
Questo
cambiamento forzato della
toponomastica antica del termine
Cercia in Circio e quindi
nell'italiano Cerchio venne
tentata ma per fortuna senza
esito, anche per Cercia maggiore
che in alcune carte dell'epoca è
definita Circomaggiore o
Cerchiamaggiore.
Come non
ricordare poi la frazione Cerqua
Grossa di S. Croce del Sannio, ed
il comune di Fragneto Monforte già
attestato come ricorda il Miele
nel 1010 col nome di Farnitum e
poi Fragnitum essendo sorto in un
luogo ricco di boscaglie di
farnie, (pianta arborea delle
Dicotiledoni) che fanno ritenere
all'autore.....che l'intera
regione sia stata interessata, in
epoca altomedievale, da una estesa
presenza boschiva. Pianta
prevalente la quercia.
Stefano Vannozzi
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